Lezioncine di Storyboard

Ho aspettato di concludere l’intero percorso, digerirne le nozioni e ammirarne l’esito prima di scrivere un articolo sullo storyboard. E’ un argomento alquanto vasto, e ci sono tanti dettagli dei quali tenere conto perché il risultato finale sia speciale.
Oggi ti racconto cosa ho imparato durante un workshop tenuto all’Accademia su questo argomento.

Anzitutto ringrazio tantissimo Anna Pirolli che ha curato la parte dello storyboard, e Francesco Baldassarre che ha tenuto la seconda parte del corso sulla colorazione digitale.

E ora, cercando di procedere con ordine, cercherò di riassumere i punti, le regole e i trucchetti per narrare efficacemente una storia attraverso le immagini.
Oggi tratterò solo la questione storyboard, che è già un argomento abbastanza vasto e so già che verrà un articolo lunghisssssssimo!

Partiamo dalle basi – Perché si fa uno storyboard?

Il motivo per cui si fa uno storyboard è perché si ha un progetto da presentare ad un editore al fine di pubblicarlo. Gliene si mostra una bozza perché lui decida se il lavoro gli piace e intende farlo stampare dalla sua casa editrice.
Non si va da un editore con un lavoro finito perché se poi non piace ovviamente il progetto non arriverà alla fase di pubblicazione e avrai perso molto tempo per un lavoro che non finirà sugli scaffali delle librerie. Tempo che potresti aver speso modificando lo storyboard al quale stavi lavorando se lo avessi mostrato quando era ancora una bozza, o facendo un altro progetto che magari sarebbe piaciuto di più.

Testo e Illustrazioni giocano insieme

Il migliore risultato che si possa ottenere, è riuscire a combinare perfettamente immagini e testo, in modo che si supportino a vicenda, senza che nessuna delle due parti prevalga sull’altra.
La primissima cosa da fare prima di incominciare con gli schizzi è, ovviamente leggere molto attentamente il testo, cercare delle parole chiave, trovare il cuore del discorso, ragionare su qual è per noi la parte più importante della storia e iniziare a ragionare di conseguenza.

Studiare, studiare, STUDIARE!!

Una volta letto, bisogna creare nella nostra testa un immaginario che abbia una coerenza. Pensare alle ambientazioni, fare ricerche in merito. Trovare dei riferimenti, fare cercare immagini o fare studi dal vero o fotografie di ciò che abbiamo pensato possano essere i soggetti, le ambientazioni, tutto!
Non bisogna tralasciare niente, ogni dettaglio è importante!

Ricordati che il mondo che disegni è il tuo mondo, però dovrai accettare che certe cose non funzionano. Può capitare che tu voglia inserire in un tuo progetto un elemento o un’idea che ti è piaciuta mentre riflettevi o mentre facevi degli schizzi. Ma ricorda una regola importantissima: non bisogna MAI affezionarsi troppo ad un disegno, perché può succedere che con lo svilupparsi del progetto questo diventi inadatto all’insieme, e se lo inserisci a forza, beh, si vede.

Di – vi – sio – ne – del – te – sto!

Per iniziare a dividere il testo bisogna considerare un dettaglio tecnico fondamentale: quando un libro si manda in stampa, la rilegatura richiede che le pagine del libro siano a mutipli di 4, quindi bisogna fare sempre attenzione al numero di tavole che saltano fuori una volta che si divide il testo.

Può capitare che il testo arrivi già diviso, ma se dobbiamo decidere noi, è fondamentale cercare di dare un buon ritmo alla storia.
Tutto dipende dal racconto e dalla velocità che si intende dare alla narrazione. In questa fase noi facciamo un po’ la parte degli sceneggiatori.

Per capire meglio questa storia del ritmo ti consiglio di fare un giretto in libreria e osservare qualche libro diverso. Noterai che ci sono alcuni illustratori a cui piace fare aspettare, e si prendono tutto il tempo per raccontare lentamente, a volte utilizzando spazi vuoti o pagine bianche, altri hanno un ritmo più “scattoso”, altri ancora amano i colpi di scena… insomma, ci sono mille modi per dire la stessa cosa, devi solo trovare il tuo e cercare di farlo sposare con le immagini!

Suggestioni e colpi di scena

Ti do solo qualche piccolo spunto su quali sono i modi per ottenere dei colpi di scena, cogliere l’umore dei vari momenti, poi starà a te decidere quello più adatto al tuo lavoro:

-campiture di colori forti
-contrasti violenti
-cambi di situazione improvvisi
-inquadrature dal basso o dall’alto

Altre nozioni tecniche

-Ogni casa editrice stampa con i suoi formati standard, se il tuo scopo è cercare di prendere colloqui con le case editrici per cercare di pubblicare un tuo progetto, ti conviene fare una ricerca su quali case editrici ti somigliano di più e vedere in che formato pubblicano. Il più frequente è il formato A3 in doppia pagina (a libro aperto), il che significa che il libro chiuso risulterà un A4.
-E’ possibile riuscire a pubblicare anche formati particolari, ma è più difficile. Questo perché alle case editrici costa di più stampare in un formato che non è “il loro”. Sta a te decidere se rischiare con un progetto di un formato strambo o se restare sul classico.
-Le illustrazioni vanno ragionate ed eseguite in doppia pagina, a libro aperto.
-Ricordati di lasciare lo spazio per gli ingombri dei testi dove hai deciso di inserirli.
-Fai in modo che nel punto in cui c’è la cordonatura (la piega) di metà pagina non ci sia nulla di fondamentale: ci potrebbe essere un millimetrino che viene “mangiato” dalla rilegatura, sarebbe davvero un peccato se si perdesse qualcosa di importante.
Pensa anche i risguardi, anche se in una prima fase di lavoro non sono fondamentali. Possono essere un pattern, o nascondere una parte della narrazione
La copertina è l’ultima cosa alla quale si ragiona, non è neanche necessario che venga mostrata all’editore al momento di presentargli uno soryboard.
-Te l’ho già detto, te lo ripeto, pagine multipli di 4, nel caso ti fossi scordata!

C’è una ragione a tutto!

Le cose non si fanno mai, mai, MAI a caso.
Quando si illustra un libro, la parte che lo rende interessante è, il più delle volte, l’anima di chi lo ha disegnato. E se vuoi mettere un pezzo di te in una storia, cerca di inserire nei tuoi disegni delle sottostorie, che noti se sai osservare. Per chi osserva sarà davvero emozionante ritrovare dei frammenti del tuo mondo all’interno della narrazione principale. Saranno i dettagli a fare la storia davvero tua.

Però, occhio a dare una ragione a tutto. Quando inserisci qualcosa in un’illustrazione, c’è sempre un motivo. Anche nel momento in cui decidi il formato. Se scegli per il tuo libro una forma particolare, devi avere una ragione valida per farlo!

Schizza, disegna, butta, rifai, scova, trova!

Nella fase di ricerca, fai più schizzi che puoi, studia i personaggi e dai loro una personalità forte, studia gli ambienti, prendi in considerazione varie possibilità, butta e dimentica ciò che non è utile al risultato che vuoi ottenere.

Consiglio di metodo: io quando mi metto a schizzare partendo dal testo inizio a fare uno storyboard molto grossolano, prendendo in considerazione varie inquadrature. Sfora dai quadrati che ti sei imposta in questa fase, magari scopri che lo scatto giusto era “fuori camera”.

Ci vuole tanto lavoro, tanto studio, tanti schizzi e tanta carta prima di trovare la soluzione giusta. Nella maggior parte dei casi dovrai rifare le cose. Cerca di lavorare in grande, su formati minimo A3, trova spazio, non costringerti in fazzolettini!

 A volte, una volta terminato uno storyboard, agli editori non piace e dovrai modificare o peggio riiniziare tutto da capo, sono cose che succedono spesso, purtroppo. Devi considerare anche questa eventualità, ed è per questo che si presenta uno storyboard e non un lavoro finito. Ma tu non mollare!

Come presentare un lavoro

Una volta deciso cosa fare, avere definito l’intero progetto, arriva finalmente il momento di creare lo storyboard definitivo.

Deve essere definito, preciso, deve essere chiaro cosa succede in tutte le immagini, ma è importante che si capisca che è solo una narrazione delle scene, non un definitivo.
Per evitare fraintendimenti, che gli editori pensino che hai intenzione di usare colori che hai inserito nello storyboard che però tu non avevi inteso, evita di usare i colori. A meno che non ti servano per evidenziare dei piccoli dettagli importanti, è sempre bene presentarlo in bianco e nero. Anche a matita va bene. Va bene anche inserire le ombre. Qualsiasi altra tecnica va bene, in realtà.

All’interno dello storyboard vanno inserite anche 2 o 3 tavole definitive a colori, così l’editor saprà anche quale sarà la tecnica di colorazione che intendi usare.
(Se ti interessa l’argomento colorazione, fammelo sapere. Potrei scrivere un altro articolo solo sui colori!)

Lo storyboard che porti è solo un’idea, non è necessario che sia ben rilegato e stampato ad alta definizione, purchè però sia ben presentato, chiaro, in ordine e possibilmente in rapporto di immagini 1:1, e con i testi inseriti.

Avere un progetto ben presentato ti farà sicuramente guadagnare dei punti, ma quello che conta davvero è il contenuto!

Ho detto tante cose, e un altro milione ce ne sarebbero da dire.
Tu comunque parti dall’osservare e leggere tanti libri illustrati e fare attenzione a tutti tutti i dettagli, se questo è quello che ti piacerebbe fare!
Spero che questo articolo possa esserti stato utile, e fammi sapere se hai qualche altro dubbio a riguardo: ti risponderò molto volentieri!

Ed ora, prova tu!

Ti segnalo un concorso di storyboard che ho trovato sulla rivista di illustrazione on line Ad Un Tratto, mi sembra una buona occasione per mettere subito in pratica quello che hai letto in questa piccola guida!
Lo trovi qui!

Ciao, buon lavoro!!

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Pubblicato da Annalisa Gorreri

Illustratrice appassionata di storielle e rime. Ama far trombette coi pitaciò, i gatti sempre, ma soprattutto quando fanno il pane.

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